Questo è un processo che dura una settimana, due ore ogni giorno.
La prima ora è dedicata al “gibberish”: si impazzisce consapevolmente, lasciando libera espressione a qualsiasi suono provenga dall’interno, in qualsiasi lingua che non sia quella che si conosce – così si svuota la mente da tutto il pattume che l’appesantisce. Nella seconda ora si siede in silenzio, senza fare nulla – lasciando che un silenzio profondo affiori dall’interno.
"La prima parte è il gibberish. È una parola che deriva dal nome del mistico Sufi Jabbar: non parlò mai in nessuna lingua conosciuta, si limitava a dire cose senza senso. Eppure aveva migliaia di discepoli, perché nel suo parlare così il messaggio era: «La vostra mente non è altro che questo, gibberish. Mettetela in disparte, e assaporerete il vostro essere». Usando il gibberish, non dite cose che abbiano un significato, in nessuna lingua da voi conosciuta. Usate il cinese, se non lo conoscete, oppure il giapponese, se non lo conoscete; o il tedesco, se non lo conoscete. Per la prima volta sentitevi liberi, così come lo sono gli uccelli. Date semplicemente spazio a qualsiasi cosa affiori nella vostra mente, senza preoccuparvi della sua razionalità, della sua logica, del fatto che abbia senso o significato; agite come fanno gli uccelli. Nella prima parte, mettete in disparte il linguaggio e la mente.
Da questo processo affiorerà la seconda parte: un silenzio assoluto. Dovrete chiudere gli occhi e tenere il corpo immobile, come fosse congelato in ogni suo movimento, e raccogliere la vostra energia in voi stessi.
Restate qui e ora. Lo Zen non può essere compreso in nessun altro modo." Osho