"È possibile essere dentro di sé con te?"
"Ogni volta che sei con te stesso sei con me, non esiste altro modo per essere con me. Dunque, non creare una dualità tra te e me; cerca semplicemente di essere con te stesso, cerca di essere la tua interiorità… e sei con me!
Il linguaggio non è in grado di dire nulla della realtà non-duale; qualsiasi cosa venga detta con le parole sarà inevitabilmente una dualità. E quando tu sei con me, non esisti tu e non esisto io. Ogni volta che sei realmente il tuo essere, sei un nessuno: un vuoto sconfinato, un cielo infinito senza alcun confine. E in quel caso non solo sei con te stesso, sei tutt’uno con gli alberi, con le nuvole, con le montagne, con la sabbia e con i mari – quando sei con te stesso diventi il Tutto.
Questo è il significato dell’insistenza socratica: conosci te stesso. Se riesci a conoscere te stesso, hai conosciuto tutto ciò che si può conoscere – ovvero tutto ciò che vale la pena conoscere. Se sfuggi te stesso, puoi sapere molte cose, ma tutta quella cultura non è altro che pattume. Potrebbe nascondere la tua ignoranza, non la potrà mai dissolvere. Ti potrebbe rendere colto, ma non ti renderà comprensivo, non aprirà il tuo occhio interiore alla conoscenza: rimarrai una persona mentale, con la testa pesante, immersa in un’angoscia e in un’ansia profonde.
Se vuoi essere con me, stare con me non è il modo. Se vuoi essere con me, la via è essere con te stesso; e questa è l’insistenza di tutti i Buddha: “Conosci te stesso e conoscerai me, perché conoscendo te stesso avrai conosciuto ogni cosa”.
Se invece tenti di stare con me, creerai una dualità e un conflitto; in questo caso essere con me diventerà una nuova forma di attaccamento. La cosa non ti aiuterà, di fatto ti danneggerà e ti ostacolerà; dunque, io non sarò di aiuto verso una trascendenza. Anzi, diventerò una pietra attaccata al tuo collo; pertanto non conseguirai nulla attraverso di me, verrai trascinato sul fondo e annegherai!
Ma quello non sarà un mio errore, sarai tu ad aver sbagliato. La cosa è accaduta a milioni di persone in tutto il mondo e in tutte le epoche. Compare un Gesù e la gente inizia ad attaccarsi a lui: si perde completamente il senso della cosa. Giunge un Buddha e la gente inizia il proprio viaggio per conoscerlo, e ne diventa così ossessionata da dimenticare che il proprio Buddha si trova proprio dentro di loro, non è mai all’esterno.
E il modo per conoscere il Buddha esteriore è conoscere quello interiore: quando sei completamente immerso in te stesso, hai conosciuto tutti i Cristo, tutti i Buddha e tutti i Maestri che sono mai esistiti, e anche quelli che esisteranno in futuro; infatti, sei diventato tutt’uno con la totalità dell’esistenza: conoscendo se stessi si conosce il Tutto.
È forte la tentazione di attaccarsi a un Maestro, di aggrapparsi a un Maestro, di diventare un’ombra; ma questo non servirà: sarà suicida.
Non aggrapparti a me, io sono qui per renderti libero. Io sono qui per aiutarti a essere completamente e autenticamente te stesso.
Se mi hai accettato come tuo Maestro, devi comprendere ciò che sto dicendo. Se mi hai accettato come tuo Maestro, l’unica via da seguire è conoscere te stesso. Dimenticati di me, incamminati nella dimensione interiore; un giorno, quando ti ergerai in tutta la tua gloria, nella magnificenza del tuo essere, nella luce interiore – proprio lì mi troverai. Non in quanto essere separato, non come un oggetto, ma come l’essenza più intima del tuo stesso sé.
Si narra… il Buddha stava morendo, e Ananda iniziò a piangere e a disperarsi – era il suo discepolo più vecchio, e il più attaccato a lui; per quarant’anni era stato con il Buddha e non si era realizzato, ancora non si era illuminato: amava troppo il Buddha.
Se ami troppo, ricordalo sempre: qualsiasi cosa sia parte di un eccesso diventa parte della mente; solo l’equilibrio è trascendenza della mente, qualsiasi cosa sia un eccesso si integra nella mente. E Ananda amava troppo il Buddha, quell’amore non era una libertà, era diventato un legame – qualsiasi cosa sia un eccesso, è un legame – e ora che il Buddha stava morendo, tutta la sua vita andava perduta.
Ananda piangeva e si disperava come un bambino piccolo la cui madre stia morendo. Ma il Buddha lo fermò e disse: “Ananda, cosa stai facendo?” lui guardò il Buddha con gli occhi colmi di lacrime, e disse: “Adesso dove mai potrò vederti? Dove ti potrò cercare?”
Il Buddha rise e disse: “Questo è stato tutto il mio insegnamento! Per quarant’anni non ho fatto altro che dirtelo: quando mi vuoi vedere, guarda dentro di te! Appa dipo bhava… sii una luce a te stesso. Lì, dentro di te, mi troverai”.
Se ti aggrappi all’esterno, può trattarsi di un Buddha, di un Gesù, in ogni caso ti stai aggrappando al mondo, perché l’esterno è il mondo: la tua interiorità più intima è il trascendente.
Incamminati nella tua dimensione interiore e ti avvicinerai a me. Avvicinati a me e ti allontanerai da te stesso. Cerca di comprendere questo paradosso: se cerchi di avvicinarti a me, ti allontanerai sempre di più da te stesso; e come potrai mai avvicinarti a me, se ti stai allontanando da te stesso? Avvicinati al tuo essere e ti avvicinerai a me; infatti, com’è possibile che sia altrimenti?
Quando ti avvicini a te stesso, ti avvicini a me, perché nell’essenza più intima il centro è uno. Alla periferia siamo differenti – alla periferia io sono un individuo e anche tu lo sei –; muoversi nella dimensione interiore porta quei punti periferici ad avvicinarsi sempre di più, ancora di più… e quando raggiungi con esattezza il centro del tuo essere, non esiste più alcuna dualità. Le due entità sono scomparse: la dualità è svanita."
OSHO Tao: The Three Treasures, Vol 4
In italiano: “Il tempo del sole e della luna”, cap. 2 – Edizioni Mediterranee